Girando in queste settimane attraverso la città ho potuto osservare le condizioni critiche in cui versano le periferie. Un problema irrisolto nonostante gli sforzi dell’amministrazione negli ultimi anni, un problema che Napoli condivide con tutte le grandi città del nostro Paese. I tagli lineari e l’assenza sul tema degli ultimi Governi pesano come macigni su aree abbandonate a se stesse e private anche dei servizi essenziali, tanto che ormai zone come Miano stanno diventando periferia delle periferie.

Non c’è da stupirsi, allora, se nel silenzio assordante della politica riescono ad insinuarsi le operazioni propagandistiche delle forze neofasciste. Basta pensare alle ragioni della crescita esponenziale di CasaPound ad Ostia: quando nessuno si interessa ai luoghi in cui la sofferenza sociale è più alta, questa può essere intercettata da chi offre alla gente un “nemico” a cui dare la colpa. Un tempo in Germania furono gli ebrei, oggi per qualcuno qui gli immigrati. La nostra città, per fortuna, ha anticorpi forti contro i pensieri violenti e totalitari, ma perché fenomeni del genere non si replichino anche da noi è indispensabile tornare ad occuparci delle grandi periferie urbane.
Con Liberi e Uguali sosteniamo la necessità di rispondere al disagio sociale con lavoro e cultura. Sono questi i due grandi assi che possono dare ossigeno e futuro alle periferie. Bisogna poi ripartire dai processi virtuosi messi in moto dalla cittadinanza attiva per dar vita ad un percorso di valorizzazione che si estenda oltre il centro cittadino fino alle zone più degradate, nutrendo così un turismo di qualità che nel Mezzogiorno può rappresentare una formidabile risorsa di sviluppo sostenibile. Ai cittadini dovremo offrire più sicurezza e migliori servizi, ma soprattutto dovremo tornare a dare speranza.